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Luce, tecnica e visione

 


 

Qualche tempo fa, durante una sessione di giuria per un concorso fotografico, ho avuto uno scambio di idee con un amico, nonché bravo fotografo, di cui ometto il nome.

La chiacchierata è nata a seguito di un mio scartare un’immagine per lo scarso valore tecnico senza nemmeno guardare il valore artistico, l’idea.

Voi che mi seguite sapete come la penso, la tecnica si deve vedere fino al punto di non essere evidente se non cercata. Una foto tecnicamente perfetta mi permette di concentrarmi sul contenuto artistico dell’immagine senza alcuna distrazione. Questa spiegazione non ha convinto il mio amico ma questo, in effetti, non era il mio scopo.

Ognuno di noi è quello che è grazie al suo pregresso di vita e di esperienze e il mio amico è fotografo da street photography, come si dice oggi. Basti pensare che il suo corredo vanta Leica e apparecchi a foro stenopeico, anche auto costruiti, di cui è un vero maestro. Eppure, anche nel suo caso e nelle sue immagini, io non confonderei la bassa qualità tecnica (che nelle sue immagini non c’è, sono tutte eccellenti) con i limiti del mezzo espressivo. Che una Holga vignetti non è una novità ma che immagini scattate con una compatta o una reflex siano sfocate come errore e non per espressività è, per me, imperdonabile.

Quando perdonare la scarsità tecnica? Nel caso di immagini irripetibili come ad esempio un disastro aereo, non certo per immagini di persone alla stazione che posso riprendere praticamente sempre.

Si, avete capito, mi sto riferendo, per fare un grande esempio alla foto di Henry Cartier Bresson, Dietro la stazione di St. Lazare. Dai negativi ritrovati di HCB, sembra che lavorasse molto il soggetto, scattando tanto e facendo anche del bracketing. Poi, sceglieva l’immagine che più gli piaceva e distruggeva o nascondeva i negativi. Qualcosa è stato ritrovato ed oggi ne sappiamo un po’ di più del suo metodo di lavoro.

 

 Dietro la stazione di St. Lazare

 

Perché ho preso questo esempio? Perché HCB è l’uomo del momento decisivo, teorizzatore del saper vedere e catturare quel momento che ha in se tutto quello che serve all’immagine per diventare uno strumento di comunicazione che descrive e spiega il momento. Su questo hanno teorizzato in tanti ed oggi assistiamo a scatti fatti per “non perdere il momento” che sono fatti di fretta, senza cura, senza pensare, trincerandosi dietro scuse futili quali “Non c’era una buona luce”, “Avevo solo quell’ottica”, “Il laboratorio mi ha stampato male la foto”, “Il cavallo non c’era e allora l’ho aggiunto con Photoshop” e così via.

 

Non lo accetto.

Non lo accetto.

Non lo accetto.

 

Un’immagine si compone di luce, tecnica e visione e nessuna può andare a scapito delle altre due. Le foto che rappresentano icone del 20° secolo (penso a Migrant mother di Dorothea Lange o a Sharbat Gula, la Ragazza afgana di Steve McCurry) sono tecnicamente perfette e sono state anche ben stampate. Non c’è spazio per i compromessi. Analizziamo allora le tre componenti base che ho citato sopra:

 

Luce

 

La grande fotografia inizia con una bella luce. Bisogna alzarsi molto prima dell’alba ed andare a dormire molto dopo il tramonto per avere la luce migliore. Ansel Adams (http://www.anseladams.com) e Galen Rowell (http://mountainlightphotography.com) parlavano solo di luce. In effetti, è lei l’elemento costituente di ogni immagine, buona o cattiva, e sta a noi addomesticarla, piegarla alla nostra visione. Mi fa sorridere l’augurio di “buona luce” che alcuni fotografi rivolgono ad altri fotografi: la bontà della luce sta nella nostra capacità di capirla, vederla, usarla in un modo coerente con la nostra visione. Nulla di più, nulla di meno.

 

Sharbat Gula, la Ragazza afgana

 

 

Tecnica

 

La tecnica si può imparare ed, inoltre, le odierne fotocamere aiutano molto sotto l’aspetto tecnico. Possiamo certamente catalogare i vari livelli di competenza tecnica, come ho fatto in una serie di articoli (Il livello tecnico ed estetico nelle nostre immagini - 1, Il livello tecnico ed estetico nelle nostre immagini - 2, Il livello tecnico ed estetico nelle nostre immagini - 3) che riguardano anche la qualità estetica. I livelli sono stati definiti in base alle immagini stampate prodotte. Mi dispiace per chi pubblica solo sul web ma per me una foto DEVE essere stampata per essere fruita. Vi riporto una sintesi dei livelli definiti.

 

Livello T1

Le stampe 10x15 sono frequentemente afflitte da vari problemi: mosse, sottoesposte, orizzonti non in piano… Più della metà delle immagini scattate non sono buone.

 

Livello T2

Le stampe del laboratorio sono buone, tuttavia i 20x30 fatti in casa mostrano alcune deficienze. Gli altri fotografi notano subito tali errori.

 

Livello T3

Le stampe sono buone per il fotografo e i suoi amici. Tuttavia, quando qualcuno esperto le osserva, nota alte luci “bloccate” o ombre senza dettagli. Spesso si notano artefatti. Manca una lavorazione di fino.

 

Livello T4

Le stampe vanno bene ma mancano di quella tridimensionalità che le stampe di un maestro stampatore mostrano. Le alte luci non sono ricche e le ombre mancano di profondità. Non sono ancora stampe adatte ad essere appese ad un muro.

 

Livello T5

I 20x30 sono eccellenti ed esenti da critiche tecniche. C’è da lavorare sulla presentazione (stampe con effetto plastica, senza bordi o con bordi non attraenti, stampe troppo grandi per l’equipaggiamento utilizzato).

 

Livello T6

Non c’è nulla da criticare né dal punto di vista dell’immagine né da quello della presentazione. Le stampe hanno profondità e dettaglio, i toni sono ricchi.

 

Migrant mother

 

 

Visione

 

Se ne parla tanto ma cos’è? La visione è il nostro personalissimo filtro mentale, la lente attraverso la quale guardiamo il mondo, lo percepiamo e poi lo trasformiamo in fotografia e lo comunichiamo alla nostra audience.

La luce è l’inizio, ma noi comunichiamo i sentimenti che abbiamo provato guardando il soggetto davanti ai nostri occhi, il modo in cui lo abbiamo previsualizzato, cosa ci ha fatto fermare a guardare e fotografare. Insomma, siamo artisti, artisti cui a volte si chiede di rappresentare la realtà in un modo più reale di un pittore.

Ma una macchina fotografica può catturare una descrizione realistica di una scena? La risposta è un bel no. Qual è la realtà? Qualunque essa sia, è distorta dalla macchina fotografica (pellicola o digitale che sia). La macchina reagisce agli stimoli luminosi della scena in modo diverso dai nostri occhi, oltretutto “aiutati” dal cervello. Se poi utilizziamo pellicole tipo la Velvia o filtri vari…

Comunque, è male alterare? Per me no, i fotografi bravi hanno una visione meravigliosa del mondo e riescono a catturarlo in un modo fantastico. E questo mi basta, anche se fanno qualche manipolazione in camera oscura, quando usano l’ingranditore. Le stampe a colori vengono corrette come bilanciamento ed esposizione, si schermano alcune zone dell’immagine e se ne bruciano altre. Tutte cose necessarie per far diventare capolavoro un buono scatto. Ma è manipolazione, anche se sono pratiche comuni di camera oscura.

Il fotografo digitale ha qualche vantaggio. Deve sempre fare bene il compito sul campo, in ripresa, ma non usa i filtri colorati e non cambia il sensore per avere più saturazione. Tante cose riesce a farle via software.

Conta solo l’arte e la forza con cui l’artista esprime la sua visione. Il problema è nel nostro intimo, troviamo più facile disquisire di tecnica che di contenuto artistico.

Non è il mezzo che conta ma il risultato. Se vedo una bella foto non mi chiedo come sia stata fatta, mi interrogo sul suo messaggio, su quello che mi dice. Ovviamente, poiché la risposta agli stimoli artistici è personale, ognuno di noi risponderà a suo modo.

 

 

Qualità estetica delle immagini

 

Vi riporto una sintesi dei livelli estetici definiti nell’articolo Il livello tecnico ed estetico nelle nostre immagini - 1.

 

Livello E1

Le immagini non hanno un soggetto preciso, non catturano il momento topico dell’azione, la posa migliore. Non serve un esperto per capire che queste immagini non brillano. Sono le tipiche istantanee che non piacciono nemmeno a chi le ha scattate.

 

Livello E2 

Le immagini sono istantanee decenti – servono bene come ricordo di eventi e persone anche se non eccitano. Queste immagini non suscitano l’emozione provata al momento dello scatto.

 

Livello E3 

Le immagini sono ammirate dagli amici ma non dai fotografi o da altri artisti. Catturano il momento culminante, le pose migliori, la luce drammatica. Cominciano a mostrare una certa consapevolezza di composizione e sono quasi buone per un calendario di un ferramenta.

 

Livello E4 

Le immagini iniziano a mostrare valore a prescindere da ricordi di qualcuno o qualcosa di speciale. Si vede che c’è uno sforzo nel comporre l’immagine in un modo interessante e che il fotografo esprime la sua creatività. Alcuni elementi della composizione funzionano, non tutti. Il fotografo è a pochi metri dal posto giusto, ad alcune ore dall’ora giusta.

 

Livello E5 

Le immagini si fanno ammirare, la composizione è perfetta, il soggetto interessante, la presentazione efficace. La sola cosa che manca è una risposta emozionale.

Ci vogliono più di 30 secondi per prendere tutto ciò che l’immagine ha da offrire.

 

Livello E6 

Queste immagini sono molto forti, generano una risposta emotiva. Molti di noi sarebbero felici di scattare tre o quattro immagini così ogni anno. La maggior parte delle immagini dei grandi fotografi ricade in questa categoria. Si possono passare 10 minuti a guardare una singola immagine, trovando sempre nuove cose da vedere, nuovi messaggi.

 

Livello E7 

Le grandi immagini della storia, quelle che ti fanno piangere, urlare, commuovere. Sono una manciata le immagini così eccezionali tanto che anche i migliori fotografi della storia ne hanno scattate poche. In questa categoria ci sono alcune immagini di Ansel Adams ma non tutte. C’è la ragazza afgana di Steve McCurry ma non altre foto dello stesso McCurry.

Questo non vuol dire che noi comuni mortali non possiamo creare un’immagine che ricade in questa categoria. E’ solo che dovremmo considerarci fortunati se ci succede una volta. Queste sono le immagini magiche, quelle che brillano, quelle che diventano icone della fotografia. Pensate a Migrant Mother di Dorothea Lange o a Clearing Winter Storm di Ansel Adams.

 

Clearing Winter Storm

 

 

Conclusione

 

Avete capito perché scartavo tutte le foto tecnicamente non corrette prima ancora di vedere il lato estetico? Esatto, perché la bontà della visione deve essere accompagnata da una tecnica almeno più che sufficiente. Non presentate a mostre o concorsi foto con un livello tecnico inferiore a T4, vi prego.

  


©2009 Aristide Torrelli