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Il livello tecnico ed estetico nelle nostre immagini - 1


 

 

Qualche tempo fa ho avuto il piacere di vedere un esperto all’opera nella selezione di immagini per un concorso. La cosa è stata un piccolo trauma per me. L’esperto era tale in quanto insegnava in un istituto per la fotografia (e forse, chissà, aveva qualche merito) ma la cosa che mi ha lasciato perplesso è stato vedere come il metodo che si era dato all’inizio è cambiato due volte durante l’analisi delle foto ed alla fine è diventato una specie di colabrodo (“Mi manca un paesaggio, prendiamo questo” indipendentemente dai meriti. Il paesaggio aveva parti sovresposte e mezzi toni mancanti).

L’ho visto scegliere foto tecnicamente scadenti, le prime e più facili da scartare, e non prendere foto esteticamente ben fatte. Ha scelto addirittura una foto di un cambio della guardia in Grecia. Motivazione: il passo dell’oca non si vede tutti i giorni! Ma se basta essere ad Atene e quella foto la può fare chiunque. Della serie gia vista 999.999 volte. In compenso non ha preso una foto di orme nella sabbia, chiaramente costruita ma che, ovviamente, mostrava una ricerca, un tentativo.

Ha scelto un’immagine perché “L’ha stampata su carta baritata” ma ne ha scartata una sempre stampata su carta baritata. Ma la logica quale dovrebbe essere?

Tutto questo mi ha spinto a rispolverare alcuni appunti che avevo preso leggendo delle cose di George Barr e a trarne un articolo per aiutare tutti a migliorare con una logica ed una omogeneità.

 

I fotografi migliorano seguendo un percorso che non è uguale per tutti. Si parte dal capire a che punto ci si trova come tecnica, creatività, capacità artistica e si sviluppano queste cose per avvicinarsi al nostro obiettivo, al cosa voglio essere.

Come capire il nostro livello? Quali sono i livelli? Esiste una sequenza in cui si percorrono? Possiamo saltare da un livello ad uno non consecutivo? Possiamo tornare indietro?

Quante domande, vediamo le risposte. Partiremo dal definire i livelli e valutare la nostra posizione poi, in un prossimo articolo, vedremo come migliorare.

Non definirò i livelli in base all’equipaggiamento usato ma in base alle immagini stampate prodotte. Mi dispiace per chi pubblica solo sul web ma per me una foto DEVE essere stampata per essere fruita.

 

 

Misuriamo la qualità delle stampe

 

Fondamentalmente due sono i criteri per misurare una stampa:

  1. La qualità tecnica (scala da T1 a T6)

  2. La qualità estetica (scala da E1 a E7)

Questi due livelli non sono correlate strettamente: una stampa buona dal punto di vista tecnico può essere esteticamente scadente e viceversa, quindi descriverò separatamente i due criteri e i vari livelli di ognuno

Attenzione: si può essere su due livelli tecnici contemporaneamente dato che descrivono differenti aspetti tecnici.

 

 

 

 

Qualità tecnica delle immagini

 

Livello T1

Le stampe 10x15 sono frequentemente afflitte da vari problemi: mosse, sottoesposte, orizzonti non in piano, teste o piedi tagliati, aspetto “fangoso” o gessoso, persone o montagne sono minuscole. Anche il principiante si accorge di questo, Più della metà delle immagini scattate non sono buone. E’ difficile fare così male con gli autofocus e le esposizioni automatiche di cui sono dotate le fotocamere oggi, però qualcuno ci riesce.

 

Livello T2

Le stampe del laboratorio sono buone, tuttavia I 20x30 fatti in casa mostrano alcune deficienze: messa a fuoco, mosso, contrasto, bilanciamento del colore. Il fotografo è spesso deluso e gli altri fotografi notano subito tali errori.

 

Livello T3

Le stampe sono buone per il fotografo e I suoi amici. Tuttavia, quando qualcuno esperto le osserva, nota alte luci “bloccate” o ombre senza dettagli o grigie invece che nere. Spesso si notano artefatti dovuti allo sharpening o una innaturale saturazione dei colori. Manca una qual certa lavorazione di fino e qualche cosa legata al dettaglio.

 

Livello T4

Le stampe vanno bene ma mancano di quella tridimensionalità che le stampe di un maestro stampatore mostrano. Non si notano difetti, ma messe vicino a buone stampe manca quel certo non so che. Le alte luci non sono ricche le ombre mancano di profondità. Non sono ancora stampe adatte ad essere appese ad un muro.

 

Livello T5

I 20x30 sono eccellenti ed esenti da critiche tecniche. C’è da lavorare sulla presentazione (stampe con effetto plastica, senza bordi o con bordi non attraenti, stampe troppo grandi per l’equipaggiamento utilizzato).

 

Livello T6

Non c’è nulla da criticare né dal punto di vista dell’immagine né da quello della presentazione. Le manipolazioni sono invisibili, le stampe hanno profondità e dettaglio, i toni sono ricchi. Si parla solo del fattore estetico.

 

 

Qualità estetica delle immagini

 

Livello E1

Le immagini non hanno un soggetto preciso, non catturano il momento topico dell’azione, la posa migliore. Sono quel genere di immagini che definire belle è un atto di generosità. Non serve un esperto per capire che queste immagini non brillano. Sono le tipiche istantanee che non piacciono nemmeno a chi le ha scattate e non finiscono neanche nell’album.

 

Livello E2 

Le immagini sono istantanee decenti – servono bene come ricordo di eventi e persone anche se non eccitano. Non c’è un fattore “Oh!”. Il fotografo è a suo agio nel mostrare le stampe agli amici che vogliono sapere com’era la vacanza ma ben difficilmente le mostrerà ad altri fotografi. Queste immagini non suscitano l’emozione provata al momento dello scatto.

 

Livello E3 

Le immagini sono ammirate dagli amici ma non dai fotografi o da altri artisti. Catturano il momento culminante, le pose migliori, la luce drammatica. Cominciano a mostrare una certa consapevolezza di composizione e sono quasi buone per un calendario di un ferramenta. Non hanno meriti artistici e si possono genericamente descrivere come “belle foto”.

 

Livello E4 

Le immagini iniziano a mostrare valore a prescindere da ricordi di qualcuno o qualcosa di speciale. Si vede che c’è uno sforzo nel comporre l’immagine in un modo interessante e che il fotografo esprime la sua creatività. Ci sono elementi nell’immagine che ancora non funzionano e fanno dire che sarebbe una bellissima immagine se solo si potesse scattare nuovamente per correggere quella o quell’altra cosa. Alcuni elementi della composizione funzionano, non tutti. Il fotografo è a pochi metri dal posto giusto, ad alcune ore dall’ora giusta. L’immagine non è forte abbastanza e il messaggio non è chiaro.

 

Livello E5 

Le immagini si fanno ammirare e la maggior parte dei fotografi reagisce con un “Magari l’avessi scattata io!”. La composizione è perfetta, il soggetto interessante, la presentazione efficace.

La sola cosa che manca è una risposta emozionale. L’osservatore dice “Ben fatto” ma non “Mio Dio…” oppure “Mi disturba” o ancora “E’ tremenda” o qualche altra risposta emozionale.

Le immagini cominciano a lavorare su più livelli, la composizione mostra attenzione ai dettagli, gli oggetti sono allineati esattamente e su più piani. Ci vogliono più di 30 secondi per prendere tutto ciò che l’immagine ha da offrire.

 

Livello E6 

Queste immagini sono forti, molto forti, generano una risposta emotive. Non ipotecheresti la casa per comprarne una ma sono meravigliose. Molti di noi sarebbero felici di scattare tre o quattro immagini così ogni anno. Queste immagini ci fanno vedere cose che non conoscevamo, illustrano, spiegano. La maggior parte delle immagini dei grandi fotografi ricade in questa categoria. Ci tirano fuori commenti come “Incredibile”, “Perfetta” e simili. Si possono passare 10 minuti a guardare una singola immagine, trovando sempre nuove cose da vedere, nuovi messaggi.

 

Livello E7 

Le grandi immagini della storia, quelle che ti fanno piangere, urlare, commuovere. Sono una manciata le immagini così eccezionali tanto che anche i migliori fotografi della storia ne hanno scattate poche. In questa categoria ci sono alcune immagini di Ansel Adams ma non tutte. C’è la ragazza afgana di Steve McCurry ma non altre foto dello stesso McCurry.

Questo non vuol dire che noi comuni mortali non possiamo creare un’immagine che ricade in questa categoria. E’ solo che dovremmo considerarci fortunati se ci succede una volta. Queste sono le immagini magiche, quelle che brillano, quelle che diventano icone della fotografia. Pensate a “Migrant Mother” di Dorothea Lange o a “Winter Storm Clearing” di Ansel Adams.

 

 

Come capire il nostro livello?

 

Se sappiamo a che livello siamo, sappiamo cosa ci manca per passare a quello successivo. Siamo quindi in grado di studiare come e cosa fare.

 

 

Autovalutazione

 

Avete un vostro portfolio di immagini e state cercando di capire il vostro livello. Avete gia una mezza idea avendo letto le definizioni dei vari livelli. Provate a comprare delle riviste di immagine (attenzione, non di fotografia intesa come prove tecniche o articoli vari) come ad esempio Zoom e comparate quelle immagini con le vostre. Poi andate sui siti dei fotografi che ammirate (e quindi con i vostri stessi interessi) e guardate cose come l’impatto e la composizione.

 

 

Farsi aiutare

 

Siccome le autovalutazioni tendono ad essere generose, provate a farvi aiutare da qualcuno. Lo so, fa paura, paura che la risposta che potremmo ottenere non ci piaccia. E allora? Ci impegneremo di più, non smetteremo certo di fotografare per questo. Importante è rimanere equilibrati e non passare dal sentirsi Richard Avedon al sentirsi uno “scattino” e avere la tentazione di smettere con la fotografia. D’altronde l’obiettivo è apprendere dai feedback per migliorare in meno tempo, non farlo in un modo poco doloroso per il proprio ego. E poi non dobbiamo farci massacrare tutti i giorni!

Il feedback può arrivare da varie parti. I più comodi sono i familiari, peccato che siano i meno adatti. Tuttavia alcuni loro commenti potrebbero essere utili, anche se non masticano molto di fotografia. I commenti da tenere presenti sono quelli emozionali, che arrivano di getto. Il silenzio, una frase del tipo “Non è il miglior lavoro che hai fatto” sono molto utili. Tuttavia, poiché occorrono commenti più approfonditi, gli amici fotografi sono molto utili. Forse non siete amici di Uwe Steimueller o Alain Briot ma almeno i vostri amici sanno quando una stampa è ben fatta e sono in grado di indicarci i difetti delle nostre immagini. Faranno però attenzione a non offendervi e quindi i loro commenti saranno relativamente poco incisivi.

Un circolo fotografico è molto utile. Di solito organizzano concorsi, mostre, momenti di critica e il loro feedback è strettamente correlato al loro livello fotografico. Ci farebbe comodo lo spirito di Ansel Adams ma, a parte invitare una medium, ritengo che sia più utile invitare un fotografo di abilità superiore alla nostra ovvero pagarla per il suo tempo. Anche un esperto di immagini, un critico d’arte, anche se non fotografo, andrebbe bene.

La cosa migliore è frequentare un workshop in cui sia prevista l’analisi delle stampe. In questo modo, oltre al giudizio dei colleghi che frequentano il workshop con voi, avrete a disposizione l’occhio esperto del fotografo che tiene il workshop.

 

 

Ma io non conosco nessuno!

 

Che fare in questo caso? Il web ci aiuta in questo. A parte Alain Briot che si fa mandare i file e fa l’analisi dell’immagine, quasi un consulto, ci sono tanti siti (PhotoRevolt, Photo4U) che permettono di caricare le nostre immagini e le fanno vedere (e criticare) agli altri iscritti. Le cose da guardare sono: il numero dei commenti che dice come la vostra immagine è accolta dalla comunità e il contenuto dei commenti. Lasciate perdere quelli tipo “Mi piacerebbe più scura” oppure “Non mi piace” e concentratevi su quelli più dettagliati. Un consiglio: non caricate più di una o due immagini alla volta e lasciatele “cuocere” per qualche giorno. In questi siti è difficile ottenere un giudizio estetico, più facile è avere un giudizio tecnico.

Potete anche provare a farvi pubblicare qualche immagine da una rivista. Non vi daranno un giudizio ma il sapere che la vostra immagine è stata accettata per la pubblicazione significa che vi trovate ai livelli alti.

 

 

Come si traduce il feedback?

 

Avuto un riscontro, è certo che esso non è nella forma “Sei al livello T3, E4, ciao”. No, siamo noi che dobbiamo interpretare il feedback e capire il livello tecnico e quello estetico. Il livello tecnico è facile da interpretare, quello estetico un po’ meno. Se vi dicono “Cosa volevi dire?” vuol dire che l’immagine non ha un messaggio chiaro. Se il commento è sulla “bella carta opaca” non stiamo andando bene. Un commento ben fatto non si limiterà a criticare i punti deboli, vi aiuterà a migliorare il vostro lavoro.

 

 

Il workshop virtuale

 

Provate a porvi queste domande, che sono quelle tipiche di una sessione di un workshop.

 

Conclusioni

 

E’ una grossa sfida capire da soli il proprio livello. Dobbiamo guardare il lavoro degli altri, dobbiamo ricevere feedback dagli altri. Facendo questo potremo usare queste informazioni per fare una salto, più o meno grande, e migliorare il nostro lavoro. Lo vedremo nel prossimo articolo.

 

 


©2007 Aristide Torrelli