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Il flusso di lavoro in campo



Molta della nostra fotografia nasce lontano da casa. Ma voi come vi comportate sul campo? Vi dico come faccio io a portare le immagini dalla fotocamera in un altro posto (disco, server…).

Una mezza giornata o una giornata di scatti, durante un’escursione non sono problemi. Basta portare con se sufficienti schede che, una volta tornati a casa, verranno ingerite mediante il normale workflow. Ma non è sempre così semplice. Le fotografie che vengono fatte durante un viaggio di alcuni/molti/tanti giorni creano alcuni problemi legati al fatto di essere lontani da casa e dai nostri strumenti quotidiani. Intanto io scatto con più di una fotocamera e a fine giornata mi ritrovo con tante schede piene di immagini. E queste schede mi servono anche per il giorno dopo! Perciò devo avere un workflowche entri in azione fin dal momento che premo il pulsante di scatto. Credetemi, tante cose possono andare storte perciò ci vuole disciplina.

Partiamo dalle schede. Io porto con me circa 20 GB di schede nel mio zaino e le conservo in uno scomparto. Questo è il segnale che possono essere utilizzate. Una volta che le ho riempite diimmagini le metto in un altro scomparto nel mio marsupio, che porto sempre con me. In questo modo non corro il rischio di mescolarle. Altra cosa importante, preferisco avere più schede di capacità relativamente bassa che poche schede di capacità elevata. E’ legato ad un concetto che gli anglofoni chiamano Single Point of Failure.

Il router è il SPOF del sistema

Un Single Point of Failure (SPOF) è una parte di un sistema che, se si guasta, ferma l’intero sistema. Se vogliamo alta disponibilità da un qualsivoglia sistema, dobbiamo eliminare i suoi SPOF. Come si fa?

Esistono quattro modalità da utilizzare da sole o in combinazione:

1.   Complessità ridotta. I sistemi complessi verranno progettati secondo dei criteri di riduzione della complessità a valori richiesti

2.   Ridondanza. Ogni componente critico esisterà in doppio con la possibilità di passare dall’uno all’altro in caso di guasto.

3.   Diversità. E’ un concetto di ridondanza che consiste nel raddoppiare certe funzioni con criteri di progettazione e componentistica differenti, per diminuire le probabilità che componentiridondati si guastino sotto le medesime condizioni.

4.   Trasparenza. L’affidabilità a lungo termine si basa su documentazione trasparente e comprensiva.

Nel nostro caso, la criticità è costituita dalle schede. La strategia per eliminare tale criticità consiste nel ridondarle. Perciò è meglio portare quattro schede da 2 GB che una da 8 GB. Quando la scheda si romperà, e lo farà nel momento peggiore, non vorrete rimanere senza una scheda da utilizzare. E’ lo stesso motivo per cui porto un notebook con due hard disc invece di un solo Epson P2000 (lettore con hard disc e visualizzatore). Certo, dovrei portare due notebook invece di uno solo ma mi sembra troppo.

Ogni sera effettuo l’ingestione delle immagini dalle schede al notebook, sui due dischi esterni. Io utilizzo Downloader Pro ma ci sono molti prodotti per l’ingestione che permettono di fare una doppia copia, come ad esempio Photo Mechanic. Poi tengo i due dischi in posti separati (valigia e zaino) per evitare di perderli contemporaneamente.

Durante l’ingestione, rinomino i file e inserisco il copyright ed altri metadati. Solo dopo l’ingestione, formatto le schede e le rimetto nello zaino.

A questo punto io vado a dormire. Altri invece fanno altre cose:

Questo è anche troppo, secondo me, per le attività in campo. Se va tutto come dovrebbe, quando tornate a casa, avrete due copie delle immagini, una delle quali già con metadati e catalogazione. Nel caso peggiore dovrete utilizzare il backup e ricatalogare e reinserire i metadati..

Conclusione

Non facendo uso di Lightroom in campo, non devo fare import/export al ritorno (vedi qui). Faccio una semplice copia dei file da uno dei dischi al pc principale. E voi come vi comportate?

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©2015 Aristide Torrelli