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Dettagli nelle ombre e nelle alte luci


Qualche giorno fa stavo guardando un film, Sentieri selvaggi con John Wayne, uno dei miei attori preferiti. Son rimasto colpito da alcune scene in cui si vedeva, da dentro la casa, l’esterno, la Monument Valley. La cosa che mi ha colpito è stata la perfetta leggibilità dei dettagli sia dentro che fuori della casa.  Il film, se non ricordo male, è del 1956. Com’è possibile una cosa del genere? Ci saranno almeno 14/15 stop di gamma dinamica necessari per quella scena e la pellicola non ci riesce oggi, figuriamoci allora. Allargando l’analisi, posso affermare che ogni film ha ombre e alte luci perfette. Come ci riescono? Perché i fotografi del cinema, dei veri professionisti, sanno come illuminare una scena. Si portano dei gruppi elettrogeni (due o tre camion), cinque o sei camion di luci e sostegni per l’illuminazione, gelatine, pannelli riflettenti, teli e così via e attrezzano la scena. Alla fine hanno un livello di illuminazione elevato ma con una gamma tonale che rientra nella gamma dinamica della pellicola utilizzata. E questo lo facevano già negli anni ’30.

Gli hobbysti invece, cosa fanno? Comprano un dorso digitale che è pubblicizzato avere 18 stop di gamma dinamica (una volta compravano la pellicola che pubblicizzava di avere più dettaglio nelle ombre e nelle alte luci, la storia è andata avanti così per più di 100 anni). Ma questo non c’entra nulla con il buon dettaglio nelle ombre e nelle alte luci.

E’ il fotografo che è responsabile delle ombre e delle alte luci non la tecnologia dentro la fotocamera. I principianti non si preoccupano dell’illuminazione perché la ritengono una cosa troppo difficile e allora, per addomesticare ombre e luci, usano l’HDR. Ma l’HDR usato in questo modo mostra un’artificiosità innaturale e abbassa talmente il contrasto da lasciare immagini piatte.

 

Una foto "da film" tanto per restare in tema!

Come si fa?

Abbiamo alte luci ed ombre perfette quando l’illuminazione del soggetto ricade entro la gamma dinamica del sensore (o della pellicola). Dobbiamo quindi essere sicuri di illuminare il soggetto in modo tale che le alte luci vengano così luminose come il sensore è in grado di rappresentarle (il più a destra possibile nell’istogramma) e, allo stesso modo, le ombre abbastanza scure ma con dettaglio (a sinistra nell’istogramma).

Dobbiamo far combaciare la gamma tonale del soggetto con la gamma dinamica del sensore. Se non combaciano, perdiamo alte luci, ombre o entrambe. Se alteriamo la gamma del soggetto o del sensore per farla combaciare con l’altra, è tutto perfetto.

I professionisti modificano sempre la luce. Alte luci sovresposte? Ombreggiano il soggetto con un telo. Ombre troppo scure? Le rischiarano con un pannello riflettente o con una luce. In fotografia, utilizzate il flash per rischiarare le ombre. Il flash ha maggior impatto sulle ombre che sulle alte luci ed eleva il livello complessivo di illuminazione della scena oltre che diminuire la gamma tonale del soggetto.

I non professionisti fanno tutto il contrario: prima scattano e poi tentano di sistemare l’illuminazione in Photoshop. Così non funziona.

Un altro metodo che usano è quello di ampliare la gamma dinamica del sensore per adattarla alla gamma tonale di un soggetto illuminato da luce dura. Anche questo non funziona perché le immagini con gamma dinamica ampliata hanno meno contrasto e sono smorte.

Nel film che dicevo all’inizio, per avere tutto ben esposto hanno sicuramente utilizzato, come si fa di solito, dei fogli di gelatina a densità neutra, attaccandoli alle finestre. Se serve, si usano dei gel colorati per bilanciare la temperatura di colore tra l’interno e l’esterno.

I teli (sono come delle garze, tessuti con molti piccolo fori) si usano per schermare un soggetto illuminato da luce diretta. L’ho visto utilizzare durante le riprese in esterni del film per la tv su Onassis. I teli esistono in vari colori e vari gradi di trasparenza.

Aggiustate le luci, non il mezzo (sensore o pellicola). Cinquanta anni fa, o anche solo venti, esponevamo di più e sviluppavamo meno per addomesticare le luci dure. Ma questo ha sempre abbassato il contrasto. Oggi i meno bravi usano l’HDR e ottengono immagini piatte. Sono pochi quelli che sanno usare bene l’HDR e nelle cui immagini non si vede l’utilizzo di questo strumento. Uno di questi è il mio amico Luigino Petriglia.

La Leica è stata inventata (il modello UR, che significa primordiale) come esposimetro per il cinema. Esponendo piccoli spezzoni non si doveva tagliare la pizza della macchina da presa.

Perciò utilizzate flash o pannelli riflettenti per modificare l’illuminazione del soggetto e non tentate di modificare al computer immagini male illuminate. Avreste soltanto un’immagine peggiore.

Una buona illuminazione estrae dalle ombre più dettaglio che non una elaborazione al computer.

 

Conclusione

Per avere buon dettaglio nelle alte luci e nelle ombre, dovete modificare la luce, qualunque sistema di ripresa utilizzate. In digitale è semplice: guardate il monitor e scattate finchè non viene bene. E’ inutile acquistare nuove fotocamere, imparate ad illuminare il soggetto. A volte basta semplicemente aprire il flash o utilizzare un foglio di carta come riflettore!

 


©2010 Aristide Torrelli