Aristide Torrelli, fotografo fine art
Il mondo attraverso i miei obiettivi: luce, tecnica e visione

Come scelgo le mie ottiche



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Come scelgo le mie ottiche? Più di qualcuno mi ha chiesto perché ho certi obiettivi f/4 e non la loro variante più luminosa (e costosa e pesante) f/2,8, perché ho preso tale ottica e non talaltra. Penso sia il caso di spiegarvi in che modo scelgo le mie ottiche.
Molte persone scelgono inizialmente la lunghezza focale. Se vi serve un grandangolare, non andate a comprare un 500 mm, no? Magari poi conta l’apertura massima. Io faccio paesaggi e scatto solitamente a f/11 o f/16, perciò un f/2,8 significa solo un costo maggiore per comprarlo e un peso maggiore da trasportare rispetto all’equivalente f/4. Attenti, ho detto equivalente, il che vuol dire che voglio la massima qualità, come vedremo tra un po’. Un ritrattista, invece, dirà invece che lui vuole ottiche f/1,2 o f/1,8, per poter sfocare ben bene lo sfondo nei ritratti. Poi guardiamo la qualità costruttiva (che deve essere elevata, per me) e il costo (non è un fattore influenzante per me e non perché sia ricco. Preferisco risparmiare qualche mese in più ma avere la miglior ottica possibile e non un ripiego).
Alla fine, bene o male, la scelta si riduce a due, tre, quattro ottiche. E qui c’è l’argomento vero di oggi. Quali sono le qualità ottiche che vengono ricercate dopo aver definito i propri bisogni di lunghezza focale e apertura massima?
Vediamo allora tra cosa dobbiamo scegliere. I parametri sono:
• aberrazione cromatica
• distorsione lineare
• vignettatura
• risoluzione
• flare

Ci sarebbe anche il bokeh ma io tendo a trascurarlo nelle scelte perché ho sempre tutto a fuoco nelle immagini di paesaggio, il ritrattista di cui sopra magari no. Per valutare il bokeh bisogna avere delle alte luci fuori fuoco ma le ottiche consumer (quelle con costi umani ma diaframmi non troppo aperti) non hanno una profondità di campo abbastanza piccola perché il bokeh sia un elemento critico nell’immagine. Starei per dire che queste ottiche hanno un brutto bokeh perché non riescono proprio a produrre quel livello di sfocatura necessario. Comunque questo significa che il bokeh non ha grande influenza nella scelta o comunque è un fattore che si può usare a parità di tutte le altre scelte.

Il Canon 16-35 f/4 montato su una 5D mark II

Guardiamo i primi tre parametri e cioè l’aberrazione cromatica, la distorsione lineare e la vignettatura. Possono essere tutte e tre corrette in post produzione basandosi sull’obiettivo. Lightroom, ad esempio, ha un database di ottiche di cui conosce i parametri geometrici che lo rendono in grado di correggere questi tre fattori. Ma non è il solo software. Addirittura alcune fotocamere eseguono detta correzione in macchina, subito dopo lo scatto! L’aberrazione cromatica è molto semplice da correggere e per verificare se è presente, basta guardare i bordi degli oggetti nell’immagine. Se c'è aberrazione cromatica, quei bordi presentano aloni colorati. Vedi anche Aberrazione cromatica su Wikipedia.
La distorsione non è un problema oggi e non lo era neanche alcuni anni fa quando la si doveva correggere manualmente. Era solo un altro passaggio nel flusso di lavoro.
Anche la vignettatura si corregge via software con estrema semplicità. E’ il software che lo fa ad essere complesso perché la vignettatura non è uguale a se stessa. Se si conoscono le caratteristiche dell’obiettivo (e Lightroom le conosce) si tratta di scegliere dei valori da un elenco, oppure c’è il metodo della forza bruta. Attenzione che la vignettatura ha pattern differenti: zona centrale molto luminosa con bordi meno luminosi e transizioni dure oppure alcune zone luminose e caduta graduale della luce quando si va verso i bordi.
Il flare non si corregge. Dipende da tante cose, interne come il numero di lenti che compongono l’ottica, il suo disegno progettuale, il rivestimento antiriflesso delle sue lenti, la posizione del diaframma nel barilotto, ed anche del filtro davanti al sensore. Esterne come l’intensità della luce e l’angolo con cui colpisce l’ottica. In realtà noi vorremmo correggerlo perché ci distrae dall’immagine che stiamo guardando, ma la complessità e il numero di modi in cui si presenta lo rende per ora impossibile.
Che cosa rimane? La risoluzione. La mancanza di risoluzione non si può (facilmente) correggere. Se conoscete il pattern di acuità dell’ottica, potete migliorare le parti deboli dell’immagine. Ma è complesso e comunque nessuno strumento può aggiungere quello che non c’è. Come dire che non puoi prendere un’ottica da quattro soldi e renderla migliore di un serie L di Canon (o equivalente degli altri).

Il 16-35 f/4 a confronto con il 17-40 f/4

Finora vi ho detto ben poco di nuovo e sento la domanda che vi ronza nella testa: ma tu come scegli gli obiettivi? Ora ve lo dico.
Io parto dalla risoluzione. Come vi ho detto, non si può correggere e non si può aggiungere in post produzione. No, Unsharp Mask, la maschera di contrasto, non ci riesce, inganna solo l’occhio aumentando il contrasto ai bordi. Immaginate una linea i cui valori tonali siano 3333388888. USM lo fa diventare 3333298888 così ora abbiamo una transizione secca (il passaggio da 3 a 8) che viene sfumata su quattro pixel (da 3 a 2 a 9 a 8) . Non aumenta risoluzione o acuità ma il bordo si vede meglio.
Perciò la risoluzione, per me, è all’inizio della lista. Sto pensando di cambiare il mio 17-40 f/4 L con il nuovo 16-35 f/4 L proprio basandomi su questo parametro di miglioramento della risoluzione. E poi le ottiche sono quegli oggetti che si comprano uno volta e durano tutta la vita, anche se cambiate corpo macchina.
Poi passo alla vignettatura. Come? Ma non ho detto che si può correggere in post produzione? Certo, ma io verifico se, ad esempio, una ottica f/1,4 con un elevato livello di vignettatura a tutta apertura abbia risoluzione identica a quello di un'ottica equivalente ma a f/2 e che ha meno vignettatura. Perché devo pagare un sacco di soldi in più per avere delle prestazioni identiche ad un’ottica di costo molto inferiore? Insomma, attenzione. Infine, immaginate cosa possa significare correggere due o tre diaframmi di vignettatura (sottoesposizione). Qualche problema si crea comunque.
Il flare è il terzo parametro per due motivi. Io scatto foto di paesaggi e il sole è elemento fondamentale, talvolta scatto addirittura in controluce. L’altro elemento è che spesso uso dei filtri (neutro graduato, polarizzatore) e questo aumenta il rischio di flare perché introduco un nuovo elemento ottico.
La distorsione lineare e l’aberrazione cromatica quasi non le guardo perché sono correggibili senza sforzo, addirittura in maniera trasparente in Lightroom. Non devo fare nulla se non dire a Lightroom di correggere tali parametri utilizzando i dati delle ottiche nel database. Chiaro che, a parità dei fattori precedenti, scelgo l’ottica con valori migliori di distorsione o aberrazione cromatica.



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